Algoritmi e automatismi per la valutazione degli studenti

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Sono sempre stato aperto alle innovazioni e disposto alla sospensione del giudizio.

Così farò anche stavolta, in attesa di conoscere i dettagli della proposta di utilizzare un algoritmo per valutare i maturandi, descritto in questo articolo della rivista “Orizzonte Scuola”.

Il legame tra processo di insegnamento, processo di apprendimento e processo valutativo è estremamente delicato.
Anche per questo, da docente ed esperto di strumenti per l’apprendimento significativo, ammetto la mia preoccupazione, soprattutto per il fatto che il rapporto studente-insegnante con questa modalità ne risulta svilito una volta in più, in un momento delicatissimo per la vita del nostro paese.

Considerando la giusta attenzione avuta negli scorsi anni alle problematiche dell’inclusione e dei BES, mi pare un controsenso l’idea di utilizzare schematismi o algoritmi per produrre automaticamente un risultato valutativo. Dovrebbe inoltre solo integrare o arrivare a sostituire quello che produce il docente considerando il processo, le modalità, gli stili personali, le situazioni specifiche dello studente?

Risultato vs Processo

La situazione che si paventa mi fa tornare in mente una domanda che spesso mi viene fatta, in merito all’utilizzo delle mappe mentali per valutare gli studenti.

L’idea di utilizzare delle “metriche per valutare mediante una mappa” è molto diffusa; ogni volta rispondo che ad essere davvero significativo è il processo di realizzazione, più che la mappa in sè: ogni mappa è stata “utile”, se la sua realizzazione ha aiutato il suo autore ad acquisire maggiore consapevolezza dei singoli concetti e dei legami tra essi, come pure ad acquisire consapevolezza del percorso seguito.

La mappa è dunque al contempo strumento meta-cognitivo e cognitivo.

Per questo, che siano 4 o 100 i rami, che siano 2 o 5 i livelli di profondità, è il processo a fare la differenza nell’utilizzo della mappa, del quale la mappa è solo il riflesso statico.

Ecco perchè, in base alla mia esperienza, l’idea che un algoritmo possa valutare i maturandi mi lascia molto perplesso.

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