Dall’ideologia alla pratica nell’uso delle mappe mentali

Mappe mentali - Mosaico

(Tempo di lettura 3min )

In un commento al mio post su LinkedIN, nel quale rilanciavo l’articolo “Le mappe radiali per visualizzare informazioni anche con la collocazione nello spazio“, Andrea Bennoni mi diceva

Corretto nell’evidenziare i vantaggi e mi piace anche l’approccio più razionale rispetto ad altri autori nel passato. Proprio l’ approccio quasi ideologico era a mio avviso il più grande limite delle mappe mentali per esempio nel nasconderne gli intrinseci limiti dovuti al substrato tassonomico, nonostante la dissimulazione radiale.  Mi piace che passato l’hype ora si comincia a parlare più costruttivamente dei vari vantaggi delle varie rappresentazioni. Per tornare all’oggetto, in alcuni software come Ayoa l’implementazione sembra molto promettente

La mia risposta è stata la seguente:

“Colui che ha solo il martello vede solo chiodi” è un motto a me molto caro (chi ha fatto corsi con me lo sa bene) e vale anche per l’uso scriteriato che a volte è stato fatto delle mappe mentali:

  • facendo promesse che non potevano essere mantenute (ad es. mappe mentali come panacea per tenere presentazioni, oppure per gestire la realizzazione di progetti)
  • spacciandolo per soluzione dedicata ad ambiti specifici (ad es. per la memorizzazione).

Condivido dunque la critica che hai fatto a questo “approccio ideologico”, che poi si è manifestato anche come una sorta di “guerra di religione” tra sostenitori delle mappe mentali e difensori delle mappe concettuali.

Non parliamo poi dell’introduzione di software: hanno aiutato ad avvicinarsi alle mappe coloro che non amavano il disegno a mano libera, hanno ampliato il ventaglio delle applicazioni ma… a tanti ha dato l’idea che si trattasse di uno strumento connesso a questa o quella soluzione ICT, o con delle APP e non a una metodologia (ovvero… a un set di metodi).

Tutto questo ha trasformato uno strumento formidabile (il visual thinking attraverso mappe del pensiero) in una moda, in un fenomeno di superficie e passeggero, mentre i benefici nel lavoro individuale e nella collaborazione sarebbero stati profondi e sostanziali

Il confronto è continuato con messaggi privati, e Andrea ha aggiunto

In molti campi bisogna fare chiarezza, dal design thinking al sistema di rappresentazione della conoscenza/processi. Credo che i tempi siano maturi, molte mode sono ormai decotte. Il problema è il numero di consulenti e come si differenziano…

Vedo lo stesso problema anche in altri capi come il Lego Serious Play, è un po’ complesso, speriamo che veramente ci sia una svolta.

Comunque metIdea vuole essere come una penna/cacciavite, il tool non è la soluzione, è un metodo e ci sarà tanto da lavorarci sopra. Sono innamorato delle abstractions e secondo me sono un Tool molto buono, ma non sono il fine.

Maurizio Goetz, con cui dibattiamo spesso, sta facendo un lavoro simile sul design thinking e entrambi siamo abbastanza in linea con il tuo pensiero.

Sarebbe interessante creare delle sinergie in futuro, credo ci accomuni l’idea che il tool non sia un fine e questo ci differenzia da molti opportunisti.

A questo ho risposto:

Sì… sono d’accordo e… ripeto: se è evidente che l’inerzia fisica è difficile da contrastare, l’inerzia mentale ancor di più, e… non parliamo poi di quella “ideologica”.

Questo ovviamente vale anche per l’adozione di soluzioni che permetterebbero di contrastare il fenomeno (è un problema ricorsivo 😀 )

In questo senso le mappe sarebbero utili anche per intervenire sui diversi piani (Atteggiamenti/ Soluzioni/Metodologie/Approcci) ma… ripeto: a ciascuno il suo e… va bene pure spacciare le mappe come strumenti per ricordare, anche se è come acquistare un SUV per andare a far la spesa.

Le mappe sono un “meta-strumento”: compreso questo punto che poi si aprono scenari interessanti, foss’anche per chi non vuol fare astrazioni e vuole solo aumentare la produttività.

Spero questo dialogo, che certo è stato utile a me e ad Andrea Mer 11/3/2020, possa essere utile anche per te, che lo puoi leggere ora 🙂

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