(tempo di lettura medio 2.5min)
Ultimamente sarà capitato anche a te di leggere articoli allarmanti che parlano del legame tra internet e vari disturbi cognitivi e comportamentali.
Ad esempio:
- deficit di memoria a breve e medio termine
- irritabilità ed eccitabilità
- difficoltà di concetrazione e di focalizzazione
- difficoltà di organizzazione del tempo e delle attività
- difficoltà a elaborare un pensiero profondo.
Questi sono solo alcuni esempi tra gli “effetti collaterali” causati dall’abuso delle nuove tecnologie e in particolare del web.
Un testo che affronta in modo pacato, serio e rigoroso queste tesi è “Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello“, di Nicholas Carr, ripubblicato di recente da Raffaello Cortina Editore.
Benché il titolo non sia molto felice, l’ho trovato davvero ricco di spunti intelligenti, alcuni dei quali possono essere collegati con l’uso delle mappe.
La rete sta modificando la nostra capacità di pensare?
Internet rappresenta uno strumento formidabile per conoscere e per apprendere, sia per la quantità di informazioni che ci mette a disposizione, sia per la varietà dei formati con i quali ce le fornisce, sia per i tool con i quali effettuare le ricerche.
Questa ricchezza però spesso di trasforma in ridondanza, gli stimoli cui veniamo esposti sono troppi e la nostra navigazione si orienta più alla selezione che alla comprensione: la nostra non è più una consultazione, ma una “visione distratta di elementi sullo schermo”.
Con il passare del tempo la nostra mente si impigrisce e rischia di conformarsi a questa modalità: cercando poche informazioni rilevanti tra una mole di dati irrilevanti, smettiamo di esercitare le nostre capacità di memorizzazione, di riflessione, di immaginazione. La nostra mente si abitua a un pensiero elementare e fluido, a una comprensione superficiale, a una navigazione disordinata, a un “multitasking distratto e compulsivo”.
Mentre siamo connessi alla rete, veniamo continuamente interrotti da messaggi, attirati da stimoli visuali all’interno delle pagine web, disorientati da link più o meno pertinenti rispetto agli obiettivi che ci eravamo prefissi.
Questo determina un enorme carico sensoriale e cognitivo, che rende difficile focalizzare l’attenzione e comprendere davvero ciò che stiamo consultando: che si tratti di semplice curiosità oppure di uno studio più approfondito, le informazioni ci scorrono davanti quasi si trattasse di un flusso continuo e disarticolato.
Poiché solo pochi hanno consapevolezza di queste problematiche e possiedono strumenti mentali per affrontarle, la speranza di un’ampia “democratizzazione della conoscenza” che avevano i pionieri del web 2.0 sta naufragando nella incapacità a gestire un crescente sovraccarico informativo (information overload).
Il web come protesi mnemonica
Col tempo il web è diventato inoltre una vera e propria protesi mnemonica: se abbiamo bisogno di un’informazione, possiamo consultare strumenti di ricerca mediante interfacce tanto semplici quanto potenti, sia dal pc, sia dal cellulare.
Anche quando ci sfugge il termine preciso e dobbiamo procedere per approssimazioni, il sistema ci assiste guidandoci con suggerimenti pre-impostati.
Questo per un verso è positivo: rende semplici e veloci ricerche complesse, che in passato sarebbero state possibili solo a un’utenza molto preparata.
Per altro verso però l’impiego di questi strumenti influisce in modo sostanziale sulle nostre abilità mnemoniche: utilizzandoli non solo viene stemperato il ricordo dei contenuti specifici che abbiamo individuato, ma viene anche ridotta la nostra attitudine a ricordare.
Il problema in apparenza non sarebbe così grave: le tecnologie sono estremamente diffuse, pervasive e possiamo ricorrere ad esse in qualsiasi momento.
Dobbiamo però considerare sia la dipendenza che queste tecnologie possono creare, sia il fatto che la memoria biologica è un fattore che sostiene l’intelligenza, è in continuo rinnovamento e funziona connettendo i nuovi elementi a quelli pre-esistenti e consolidati: cosa avviene se si impoverisce il nostro patrimonio mnemonico, oppure se si allenta la nostra capacità di connettere?
La proposta
Le mappe mentali sono strumenti formidabili, che ti aiutano
- a prestare attenzione, focalizzando gli elementi più importanti di un argomento
- a individuare, fissare e connettere informazioni inizialmente sparse
- ad acquisire consapevolezza del processo creativo durante la realizzazione.
Ti invito a esercitare queste capacità, studiando un argomento a tuo piacimento in una pagina web.
Scegli dunque un tema di tuo interesse, trova un sito che ne parli in modo significativo e realizza una mappa mentale che lo sintetizzi.
In prima battuta, prova a consultarlo velocemente e a creare di getto una mappa mentale: sarà sufficiente anche solo disegnare il centro e i rami di primo livello che descrivono i concetti principali.
Fai quindi una seconda lettura del documento, più approfondita, cercando dettagli con i quali integrare la mappa mediante rami di 2° e 3° livello.
Eventualmente fai una seconda ricerca per trovare altre pagine web sull’argomento, se desideri approfondire ulteriormente alcuni elementi emersi.
Attendo feedback nei commenti… 🙂